Cellina di Nardò: una storia antica
Oggi vogliamo raccontarvi la storia straordinaria della Cellina di Nardò, oliva autoctona millenaria di cui scrive Columella (4 -70 D.C.) che egli chiama Licinie o Culminie e a cui associa una ricetta gustosa per la conservazione in salamoia; molti secoli dopo Giovanni Presta (1720 -1787) individua, attraverso i suoi studi, numerosi sinonimi della Cellina di Nardò: Morella, Cafarella, Scurranese, Casciola, Asciula, Saracena, Oliva di Lecce; lo stesso Presta ipotizza che proprio della Cellina di Nardò parlasse il Columella e a tal proposito scrive: “io no so credere che li primi a introdurla siano stati i Saraceni. Nel Columella (Libro12 cap 49) parlandosi di una sorta di conditura di ulive nere acciaccata, ma senza infrangerne l’osso, di poi salata e aromatizzata con della polvere di fien greco, di cimino, de’ semi di finocchio, e con gli anisi e a cui infine, riposta avendola in vaso, ......che è cotanto buona a mangiarsi in concia che, di presente, non si usa altra sorta di uliva a salarsi e mangiarsi nera in questa Penisola. Il perché sembra che il Columella non intendesse parlar di altra se non di questa. E’ potuto accadere che i saraceni, siccome ghiotti di olive in concia, truovato avendo qui cotal sorta, abbian posto cura di propagarla, onde poi alcuni luoghi gli avesser dato il nome di Saracena".
Venendo ai giorni nostri: la Cellina di Nardò è attualmente a rischio di estinzione , causa il disseccamento che ha colpito il Salento in questi ultimi anni, ma il bello della storia è che finalmente sta rinascendo dalle nostre piante antiche.
Quindi perchè non scegliere di custodirla per i prossimi mille anni?
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